Ci invitano a cena e noi rispondiamo: “porto il gelato”.
Due vaschette da mezzo chilo, una alla frutta e un’altra con le creme.
Il buon senso ci dice che non conoscendo i gusti dei padroni di casa e degli altri ospiti, è meglio stare sul classico.
Arriviamo in gelateria e facciamo il solco tra una vetrina e l’altra, mentre la gelataia sbuffa per la fila che si è creata.
Siamo attratte da gusti originali e strani, guardiamo entusiaste il matcha il basilico la rosa l’aloe vera, ma rinunciamo.
Ci spostiamo su quelli più golosi come cioccolato bianco, croccante, biscotto o sacher, ma neanche questi ci convincono.
La verità è che non ci poniamo solo la domanda: “piaceranno agli altri”, ma piuttosto: “cosa penseranno poi gli altri?”
Mentre siamo vittime della nostra indecisione, immaginiamo cosa succederà di lì a poco, quando aprendo la vaschetta ci chiederanno: “che gusti hai preso?” e noi: “unicorno, caramello salato, strudel e zucchero filato”.
Ecco il vero motivo per cui torniamo sempre ai grandi “banali”: crema, fiordilatte, nocciola e cioccolato.
A questo punto la gelataia, ansiosa di liberarsi di noi, ci chiede: “nella seconda cosa mettiamo?”
Ci spostiamo nel reparto frutta, ci facciamo ammaliare da maracuja, cachi, bacche di goji e bergamotto.
Ma finiamo col chiedere i soliti limone, fragola e pesca.
Perché lo facciamo quando sappiamo tutti come va a finire?
La frutta non se la fila nessuno, quando arriva il momento di fare le porzioni, alla domanda: “che gusti vuoi?”, tutti dicono: “fai tu, un po’ di tutto, tranne la frutta”.
Siccome è buona norma servire prima gli ospiti, la padrona di casa è costretta a sacrificarsi mangiando l’unica rimasta, ma fateci caso, la sua porzione è sempre stranamente poco generosa…
Così mentre i gusti alle creme sono terminati, l’altra confezione, quasi integra, giace dimenticata per mesi e mesi nel freezer, il cimitero delle vaschette di gelato alla frutta.
La Pulce
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