Fare la spesa è un atto d’amore, un modo speciale per dimostrare quanto teniamo a una persona.
Mi spiego: mio marito torna a casa dopo il lavoro, apre il frigo e la dispensa e trova la sua birra preferita, i biscotti del cuore, i grissini che adora e una lista infinita di cose che gli piacciono.
Considerando che non mette mai piede in un supermercato, neanche per sbaglio, i casi sono due, o è convinto che basti volere intensamente che la spesa arrivi a casa, per farla apparire, una strana variante della legge di attrazione, oppure pensa che la fatina dei dentini, una volta finito di ricompensare i bambini buoni che perdono i denti da latte, si occupi di esaudire i desideri degli adulti che odiamo fare la spesa e usano la scusa del “sono sempre al lavoro, non ho tempo, vacci tu che sei più brava”.
Uomini che state leggendo, non serve una laurea presa all’università del supermercato, per riempire un carrello, ma per le vostre cose preferite serve una moglie.
Non credo che mio marito abbia capito che sono io, ad andare nei negozi, comprare tutte le cose che ama, portarle a casa e sistemarle sempre in primo piano, dove può facilmente trovarle.
Apro una piccola parentesi: sapete che gli uomini hanno una visione periferica diversa dalle donne?
Il motivo è semplice, l’uomo di Neanderthal andando a caccia doveva concentrarsi solo su una preda alla volta e ha sviluppato una visuale frontale, mentre la donna che doveva raccogliere erbe e frutta, ha sviluppato una visuale più ampia; l’evoluzione non ha mutato questa distinzione che ancora permane.
Mogli, adesso sapete che c’è una spiegazione scientifica, quindi la prossima volta in cui, mentre sarete in giro per la casa a rassettare, pulire, fare lavatrici, stendere e sistemare, lo sentirete urlare “dove l’hai messo, non lo trovo, possibile che devi sempre nascondere tutto?”, quando col naso dentro al frigorifero starà cercando il salame, correrete a salvarlo per ricongiungerlo col salume e non penserete più “sono proprio fatti l’uno per l’altro”, ma piuttosto “poverino, non è colpa sua, non può proprio fare altrimenti!” Chiusa parentesi.
Giro le corsie dei supermercati alla ricerca di tutto quello che gli piace, ricordando cose che lui non sa di aver detto, come “la prossima volta prendimi una birra rossa, artigianale, ma non tedesca”, che poi mentre la beve ti aspetti che ti faccia un applauso, invece ti guarda come dire “ma questa dove l’hai trovata” allora tu gli rinfacci: “era quella che volevi” e lui “ah sì, beh non è un granché”.
Quando assaggiando una nuova marca di cereali, dice che sono fantastici, corro a fare scorta nell’unico posto che li vende, anche se devo fare 20 km in più, per sentirmi dire, alla seconda volta che li mangia, “guarda, preferisco i miei soliti, ci sono affezionato, questi non prenderli più”.
I mariti le sanno queste cose?
Potremmo semplicemente prendere roba a caso, invece no, andiamo alla ricerca delle loro cose preferite.
Si accorgono di quante attenzioni abbiamo e di quanto amore c’è in ogni prodotto che acquistiamo?
Non lo so e temo non si accorgano nemmeno che noi mogli, chiediamo così poco in cambio.
Per renderci felici non occorre girare tutte le corsie del supermercato con gli appunti mentali, selezionando la top ten dei nostri cibi preferiti.
Io mi accontento di un modesto solitario di Tiffany, taglio brillante, un carato, colore D, facile no?
Buona spesa!
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