“Con me non funzionerebbe, io i miei problemi ho bisogno di risolverli da sola, però tu fai bene ad andarci”
“Come fai a raccontare le tue cose a un estraneo? Come fai a fidarti?”
“La tua psicologa si sbaglia, non ti conosce abbastanza, noi siamo amiche da 20 anni, ti conosco meglio io”
Sono parole familiari?
Quelle che preferisco sono: “io non ci credo nello psicologo”

Questa frase descrive perfettamente la persona che la pronuncia, se ci pensate, il verbo CREDERE significa RITENERE VERA UNA COSA, quindi chi parla sta paragonando lo psicologo a una divinità come Apollo, Amon-Ra, o peggio a un mostro tipo Loch Ness, Big Foot o Frankenstein.
Quello che non si vede non esiste, quindi se avete un braccio ingessato, tutti si preoccuperanno per voi, si offriranno di aiutarvi, daranno per scontato che non siate in grado di svolgere le normali attività quotidiane e vi riconosceranno una temporanea perdita di autonomia, ma se avete problemi psicologici, la metà delle persone che conoscete vi liquiderà con un “ mi sembri un po’ depressa, sarà la stagione, riposati, prenditi una settimana di ferie”, l’altra metà con un “ dovresti fare yoga, aiuta, sai, lo fa la cugina della migliore amica della zia della mia collega”.
Non troverete nessuno, o quasi, che vi consigli di consultare lo specialista preposto: lo psicologo.
La cosa più difficile, per chi decide di intraprendere un percorso, consiste nel superare le difficoltà iniziali, vincere la paura e lo scetticismo, e decidere se mettere al corrente o meno i propri cari.
I familiari delle persone che fanno psicoterapia, pensano di essere giudicati da un estraneo di cui non si fidano, e temono che il loro caro possa essere indottrinato a compiere azioni, o prendere decisioni, che loro non approvano.
Trovo assurdo avere tanta paura e tanta sfiducia in un libero professionista, che ha compiuto il percorso di studi richiesto, si è specializzato, ha alle spalle ore di formazione, ha sostenuto un esame che gli ha permesso di iscriversi all’albo e svolge la professione come tutti altri medici che invece sono universalmente riconosciuti e degni di stima e fiducia.
Voi che non annoverate lo psicologo nell’albo dei “medici di cui non fidarsi”, se avete una carie andate dal dentista, se vi bloccate la schiena chiamate il fisioterapista, se vi rompete un polso cercare un ortopedico, ma se avete un’autostima di cacca da chi andate?
Se vi innamorate sempre della persona sbagliata? Se vi sentite sbagliati? Se non riuscite a superare un trauma, un lutto o un abbandono?
La vostra auto vi lascia in mezzo alla strada e correte dall’elettrauto perché la ripari, non vi chiedete come farà o cosa servirà, vi preoccupate solo di spendere poco e di riaverla il prima possibile, perché non potete stare senza, vi fidate e basta, perché l’auto bisogna portarla dal meccanico, non dall’idraulico o dal calzolaio.
Però non accettate che per risolvere i problemi psicologici, per “aggiustare” la testa, si debba andare dallo psicologo.
Se ci pensate la ricerca del benessere è lo scopo principale di questa epoca dove: va di moda il life coach, fa figo fare yoga, beviamo la tisana per la mente, mangiamo le bacche di goji, leggiamo manuali zen, facciamo viaggi in India alla ricerca di noi stessi, accendiamo candele rilassanti, ma abbiamo paura di andare da questa creatura mitica, questo mostro sacro che è lo psicologo.
Nella mia esperienza personale ho notato che le persone più ostili sono quelle che avrebbero maggiormente bisogno di qualcuno che le aiuti a risolvere i problemi che hanno volontariamente scelto di ignorare.
Mi sembra assurdo vivere “zoppicando” quando basterebbe mettersi in discussione, affidarsi a un valido professionista e provare a migliorare la propria vita.
Ricordatevi che è inutile scappare, i nostri problemi ci inseguono, si intrufolano nella valigia quando partiamo per una meta esotica, sono con noi sulla metro a Londra, sulla tavola da snowboard, al museo a Parigi, sulla nave in crociera, sotto l’ombrellone alle Maldive, non ci lasciano mai!
Il viaggio più bello che possiamo regalarci è l’introspezione, alla ricerca del nostro equilibrio.

Tra mille anni quando l’umanità’ si sarà estinta e un nuovo Big Bang avrà dato origine a un’altra Terra, l’uomo di Neanderthal 2.0 trovando fossili contenenti tracce del passaggio di questo animale mitologico che è lo psicologo, un mostro con tre teste, una sputa fuoco, una sputa veleno e una sputa sentenze, si chiederà per cosa lo usavamo e a cosa serviva, la risposta sarà  “a niente”, altrimenti perché ci saremmo estinti?