Gnaaus oggi ha deciso di fare i grissini.
Dopo aver consultato diverse ricette, ne ha trovata una semplice e alla sua portata.
Pochi ingredienti, due ore di lievitazione, taglio e via in forno.
Sembrava andare tutto liscio, finche’ non è arrivato il momento di tagliare l’impasto in strisce per fare i grissini, che poi sarebbe lo scopo di tutto questo sbattimento culinario.
Non avendolo steso in maniera uniforme e non avendo ottenuto un bel rettangolo, si è trovata con angoli da smussare e ritagli di pasta.
Sappiamo tutti come sono fatti i grissini: ci sono quelli artigianali dall’aspetto imperfetto e quelli industriali, tutti uguali, nella forma, nel peso e nella lunghezza.
Gnaaus era partita carica di buone intenzioni, optando per i primi, ma dopo una decina di grissini molto irregolari e dalle forme stravaganti, ha deciso di farne altrettanti più regolari, quelli che i “cuochi tipici” chiamano “stirati a mano” e alla fine non so perché, mistero Gnaausico, ha fatto anche piccoli rettangoli di grissini.
Forme diverse significano spessori diversi e questo ha mandato all’aria l’omogeneità della cottura, che Gnaaus ha scoperto essere un dettaglio non trascurabile.
È andata a finire che quelli sottili e bruttini sono più cotti, più croccanti e hanno un sapore gradevole, mentre quelli esteticamente perfetti, sono meno buoni.
Oggi la nostra “cuoca diversa” ha imparato una lezione importante: in cucina bello non vuol dire sempre buono e viceversa.
Gnaaus
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