Avete visto la nuova pubblicità del Mulino Bianco “piccoli momenti di felicità”?
Le parole e la musica della celebre canzone “le cose che piacciono a me” del film “tutti insieme appassionatamente” accompagnano immagini di persone sorridenti che si video chiamano, ballano, suonano uno strumento, cucinano e fanno colazione.
Alla fine dello spot la solita voce fuoricampo: “mai come oggi abbiamo scoperto che la felicità e’ fatta di piccole cose. Portiamole con noi anche domani”.
Da dove inizio?
Ci sono canzoni intoccabili, questa è una di quelle, un prezioso ricordo d’infanzia, sono sicura che vi ricordate tutti il ritornello: “se son triste, infelice e non so il perché, io penso alle cose che amo di più e torna il seren per me”.
Nessuno può permettersi di usarla, per meglio dire rovinarla, tantomeno per una pubblicità’ del genere.
Voi che siete a casa, vi rispecchiate nei personaggi messi in scena dal Mulino Bianco?
Forse loro vivono in una realtà parallela, perché le persone “vere” che conosco io non ballano e non cantano, ma piuttosto sono spaventate e preoccupate, per la salute, il lavoro e i soldi e guardano con incertezza e angoscia al futuro.
Non è un caso che da anni, la “famiglia del mulino bianco” sia un cliché usato per indicare un nucleo familiare felice e perfetto, che esiste solo in televisione e non assomiglia a nulla di minimamente realistico.
Chissà cosa c’e’ nell’aria che si respira al Mulino, che rende tutti così misteriosamente allegri e sorridenti.

La pubblicità del Mulino bianco è solo l’ultima di una lunghissima serie, infatti nelle ultime settimane e’ impossibile non imbattersi in spot strappalacrime, buonisti, retorici, ridondanti e pieni di immagini stereotipate che ci ringraziano per il nostro coraggio, per le rinunce, ma soprattutto, quello che trovo più insopportabile e’ che ci dicono chi siamo, cosa facciamo e come ci sentiamo.
Ma se non lo so nemmeno io quello che provo, volete saperlo voi?
Io non voglio complimenti e non accetto consigli da una pubblicità.
Vi faccio alcuni esempi:

Barilla: solito jingle che riconosciamo tutti ad accompagnare la voce di Sofia Loren che dice banalità di una “rarità” unica e termina con: “Italia che resiste”, solo a me fa venire voglia di emigrare?

Scavolini: “tutto si stava fermando e hai dovuto fermarti anche tu … quando aprirai quella porta e uscirai di nuovo, capirai che non può esistere un mondo lì fuori, senza la tua casa dentro”, cosa? Ma davvero? Non commento, solo, vi prego, ridateci Cracco che almeno vediamo un bell’uomo!

Esselunga: una voce pacata e rassicurante, sulle note di “Over the Rainbow”, esordisce con: “in questi giorni abbiamo imparato molte cose”, scusa eh, cosa ho imparato lo so io non c’e’ bisogno che me lo dica tu.

Lavazza: propone il discorso del 1940 di Charlie Chaplin, che termina con la scritta: “e’ il buongiorno di un’umanità ritrovata. Viviamolo insieme”. Le parole sono meravigliose, ma l’umanità’ si è ritrovata? Quando? Dove?

E poi “insieme” ma aggiungo io distanti, almeno un metro.

La Coca Cola ha deciso di sospendere la trasmissione degli spot pubblicitari in tutto il mondo, donando 120 milioni di dollari per l’emergenza, bravi!

Facendo zapping ho notato che almeno la Cucinotta, Del Piero e l’Uccellino non sono stati contagiati dal buonismo e dalla retorica che pare essersi impadronita di tutte le aziende e dei loro pubblicitari, infatti Uliveto sta continuando a trasmettere gli spot classici, confezionati ante virus.

Non so voi, ma io sono veramente stanca di queste pubblicità, tutte uguali, tutte a dire le stesse cose, tutte incentrate sullo stesso slogan: “lontani ma vicini”.
Capisco il momento, la volontà di unire e condividere, rispettare le perdite, attenuare l’orrore della tragedia e l’angoscia dell’incertezza economica, ma io ho bisogno di farmi una risata, almeno quando accendo la televisione.
Per favore basta, fateci ridere, o almeno se proprio non potete, smettetela di intristirci con le musichette commoventi, le immagini malinconiche e le false speranze.
Non “andrà tutto bene” solo perché continuiamo a ripeterlo.
È ora di cambiare registro, non posso respirare, mangiare, guardare e ascoltare buonismo tutti i giorni, non ne posso più di sentire: “insieme ce la faremo, restiamo uniti”.
In questi mesi siamo stati privati di tante libertà, ma abbiamo ancora la possibilità di cambiare canale o di spegnere la televisione.