Tipica scena da ufficio:

squilla il telefono, rispondo, è un cliente, non uno di quelli passabili, ma il classico rompi scatole che non vorresti sentire mai; per fortuna chiede dell’ufficio acquisti, lo saluto gentilmente e passo la chiamata all’interno della collega, che risponde e saputo chi c’e’ dall’altra parte, inizia a imprecare.

Mentre il povero interlocutore, ignaro di ciò che sta succedendo, attende ascoltando musica, la nostra canzone è My Way, noi ci dilunghiamo in commenti poco carini:

“no, ancora, cosa vuole questo, non lo sopporto”
“lo so, ma ha chiesto di te”
“speriamo non voglia un appuntamento, l’ultima volta aveva un alito pesantissimo”.

Oppure:

“no, digli che non ci sono”
“troppo tardi, mi dispiace”
“la prossima volta digli che mi hanno rapita gli alieni”.

Qualche volta esageriamo:

“chi e’? Noooo! Questo è un gran rompi coxxxoni”
“ti capisco, non lo sopporto nemmeno io”
“Telefona tutte le settimane, ma non ha niente di meglio da fare? Ma uscisse a divertirsi un po’ anziché scocciare me”
“ma con chi vuoi che esca? Uno così non lo sopporta nessuno”
“hai ragione, l’ha lasciato anche la moglie!”

Lo so, siamo terribili, a volte penso che se anche solo la metà dei nostri clienti potesse sentire le conversazioni che facciamo, mentre loro sono in attesa, saremmo senza lavoro!

Alla prossima puntata delle “cronache dell’ufficio”

La Pulce