Ho sempre sognato un matrimonio all’americana, non sto parlando di sposarmi a Las Vegas col sosia di Elvis Presley, ma l’idea che ad officiare sia qualcuno scelto da me, magari un amico o un perfetto sconosciuto, che alla fine della cerimonia pronuncia la frase: “per il potere di cui sono stato investito da un casuale sito web, vi dichiaro marito e moglie”, mi piace tantissimo.

Non è meraviglioso che tutti possano andare su internet e farsi autorizzare legalmente a celebrare un matrimonio?

La burocrazia matrimoniale negli Stati Uniti è praticamente inesistente, sembra quasi un incentivo, come se sposarsi fosse un’esigenza immediata, spontanea ed impellente.

In effetti non tutti vogliono passare un anno a organizzare le nozze o sognano un giorno perfetto alla presenza di 250 tra parenti e amici più intimi e un pranzo di 8 portate che dura 6 ore corredato da varie ed eventuali, c’e’ anche chi decide e improvvisa.

Comunque che vi sposiate in un modo o nell’altro, il risultato sarà lo stesso, l’uomo che amate si trasformerà da fidanzato a Consorte, letteralmente “insieme nella medesima sorte”.

Non sto parlando dei voti matrimoniali “nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà”, ma piuttosto di affrontare e condividere le stesse situazioni.

Dalle cose più piccole, come l’ultima fetta di torta o le pulizie di casa, a quelle spiacevoli ma inevitabili.

Mio marito si lamenta perché deve partecipare alle cene con le mie amiche, io gli ricordo che devo andare con lui, due domeniche al mese da sua madre, alias mia suocera; io il sabato pomeriggio lo costringo ad accompagnarmi in centro per fare shopping, lui mi obbliga a vedere i documentari su Focus.

Chissà se il sosia di Elvis pronuncia voti differenti che sollevano i consorti “dall’obbligo” di condividere le “gioie del matrimonio”!

La Pulce