Il disturbo ossessivo compulsivo ci insegna ad essere resilienti, a trovare sempre soluzioni alternative per sopravvivere alla fitta rete di trappole che crea la nostra mente.

Siamo così abituati a cavarcela con stratagemmi ingegnosi, per superare gli ostacoli inventati dalla nostra testa, che districarci nei piccoli problemucci quotidiani delle persone “sane” è un gioco da ragazzi.

Ho iniziato ad essere ossessivo compulsiva a 3-4 anni, ero la bambina che riordinava continuamente i peluche mentre le amichette giocavano, quella che passava le ore nella sua cameretta a mettere in fila sul tappeto le matite colorate, disposte per colore e lunghezza.

Volevo che tutto fosse perfetto, mi davano fastidio le macchioline sui vestiti, i fili tirati, le pieghe sulle pagine delle riviste.

Il DOC ha due facce, ci sono giorni in cui vedo solo il peggio, soffro e mi chiedo perché devo vivere così, altri in cui penso che ormai fa parte di me e mi ha reso la persona che sono, condizionando la mia vita in maniera negativa ma rendendomi anche “diversamente migliore”.

Sono più resiliente della maggior parte delle persone che conosco, sono super organizzata, iperattiva, ordinata, precisa, meticolosa, scrupolosa, attenta, sono estremamente rigida e intransigente, con me stessa in primis e poi col resto del mondo.

Mi sono chiesta spesso come sarebbe vivere senza Doc, ma non può esserci una risposta a questa domanda, io sono così!