Sono una donna, non sono una mamma.
Questa non è una storia di infertilità e dolore, ma di una serena e consapevole scelta.
La Società patriarcale in cui viviamo ci ha cresciuto inculcandoci l’idea che tutte le donne desiderano diventare madri, ovvero avere due cromosomi X significa essere geneticamente programmate per riprodursi.
Se una donna non ha figli, soprattutto dopo i 35/40 anni è scontato che non possa averne a causa di problemi di salute.
Parenti conoscenti e colleghi mi guardano ipotizzando che abbia un problema, mi compatiscono pensano “poverina” e domandano: “non puoi averne?”
Possibile che nessuno pensi che non avere figli sia una scelta incondizionata?
Questa mentalità retrograda e sessista rischia di farmi sentire sbagliata malata e inadeguata.
Se rispondo che non voglio essere madre mi guardano con aria stranita e sembrano chiedersi: “cosa hai che non va? Non ti piacciono i bambini?”
Sono fuori dai canoni imposti dalla Società secondo cui sono in difetto e devo giustificare la mia decisione.
La cosa peggiore, dopo il dare per scontato che avere un apparato riproduttivo significhi essere obbligate ad usarlo, è che se “confessi” di non volere figli sei automaticamente giudicata e ritenuta un mostro.
È come dire che sono al mondo per riprodurmi, se non lo faccio sono inutile.
Ci vorrà tempo per cambiare la mentalità della gente, quando avremo superato l’idea che le donne devono riprodursi per assolvere al compito che la Natura ha loro assegnato, non domanderemo più il motivo per cui qualcuna non ha figli, perché sarà NORMALE averne come non averne.
C’è un ulteriore assurdo pregiudizio legato alla mancanza di figli: due persone che si amano sono una coppia, non una famiglia.
La mia famiglia è composta da me e mio marito.
Aspetto il giorno in cui la Società smetterà di dare per scontato che tutte le donne desiderano essere madri e accetterà l’idea che si può essere una Famiglia anche in due.
La Pulce
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