Il venerdì prima delle ferie, fuori dal mio ufficio c’e’ la processione di colleghi che mi domandano: “dove vai in vacanza?”, con gli anni ho imparato a rimanere sul vago e soprattutto a non dire mai, nemmeno quando è vero, che non mi allontano da casa.

Quando lo facevo mi sentivo ribattere: “ah ma allora ti possiamo disturbare”.

Come se non partire per un viaggio significasse aver tempo e soprattutto voglia di rispondere alle chiamate e ai messaggi di lavoro.

L’unico modo per disincentivare il loro zelo sarebbe dire che vado a visitare le grotte di Phraya Nakhon in Thailandia, a scalare l’Everest, o a fare rafting sul Río Magdalena in Colombia.

Le ferie dovrebbero essere un momento di stacco mentale, in cui ci si dimentica del lavoro, invece i miei colleghi pensano di potersi arrogare il diritto di rompermi le scatole, solo perché sono una persona educata e gentile che risponde sempre, non sto scherzando, sempre.

Mio marito dice che è colpa mia, li ho abituati male, ma io sono fatta così, non voglio lasciare nessuno nei guai, tranne la collega stxxxza!

Spesso mi scrivono messaggi a cui rispondo velocemente, la mia mente per un paio di minuti vola in ufficio, giusto il tempo di rispondere e salvare qualcuno, poi torna in modalità ferie.

Quando suona il telefono è diverso, sentire la voce di una collega mi proietta maggiormente fuori dalla confort zone, tra l’altro sembra che lo facciano apposta, certo un’emergenza non è per definizione una cosa che si può prevedere o rimandare, ma a volte penso di avere una videocamera nascosta puntata addosso, come è possibile che abbiano bisogno sempre nel momento peggiore?

Mi hanno chiamata mentre ero in luna di miele, in ufficio erano le 12, a Los Angeles le 3 del mattino.

Che spavento, è terribile quando ti svegli col suono del telefono di notte e sei tanto lontana da casa, ci ho messo un po’ a capire cosa stava succedendo, mi è venuta una gran tachicardia e sapete cosa mi hanno chiesto?
Il nome del fornitore della cancelleria!

Alla prossima puntata delle “cronache dell’ufficio”.

La Pulce