Dove va il nostro Caro Estinto dopo la sua dipartita?
Ci consoliamo pensandolo “in un posto migliore”, circondato dai cari che lo hanno preceduto e dal suo adorato cane, scomparso anni prima, di nuovo tutti insieme, per sempre felici.
Per consolare i figli del defunto, gli diciamo: “papà ha smesso di soffrire, è andato in un posto migliore, ha raggiunto la mamma, stai tranquillo”.
Ma siamo davvero sicuri che sia andato a star meglio? Lui sarà dello stesso avviso?
Provate ad immaginarlo:
il poveretto arriva in Paradiso, disorientato e smarrito viene accolto da Pietro, insieme alle altre matricole.
Dopo un veloce giro orientativo, un Angelo gli domanda: “chi la sta aspettando?” e lui ancora confuso per il trapasso risponde senza riflettere: “mia moglie”.
L’Angelo dopo aver consultato sul tablet, il sito dell’anagrafe del Paradiso, gli indica la strada per raggiungere la consorte.
Durante il tragitto il Caro Estinto pensa: “beh, magari in questo ultimo anno è cambiata, stare quassù le avrà fatto bene, la ritroverò un fiore, come l’ho conosciuta, non la rompi scatole che era diventata”.
Le sue speranze si infrangono non appena la vede e si accorge che è sempre lei, uguale, spiccicata, stessa pettinatura, stesso sguardo di disapprovazione.
La moglie lo accoglie più o meno così: “era ora, ma quanto ci hai messo? Che fine avevi fatto?”
Al poverino passa davanti agli occhi tutta la vita coniugale, come un film; si ricorda delle continue lamentele per le cose lasciate in giro, le commissioni non fatte, gli errori, le dimenticanze, le distrazioni, i rimproveri, i mancati mercoledì di champion league, quando invece della partita bisognava guardare “il Segreto”, le discussioni su come si deve caricare la lavastoviglie, le cene con i parenti noiosi, le attese infinte fuori dal bagno, aspettando il turno come alla coop, le sudate notturne, non per lo “sport” da camera, ma per i 5 piumoni.
È a questo punto che si rende conto di essere in Paradiso, l’unico posto dove il concetto di “per sempre” esiste davvero.
Preso dal panico realizza che dal quel luogo non è previsto ritorno e non esiste un’uscita, rimarrà bloccato lì con la moglie per un tempo infinito.
Quando ti sposi, prometti di rimanere con l’amata “finche morti non ci separi”, quindi in maniera limitata, con una fine certa, trascurando la possibilità di riabbracciarla dopo il trapasso.
Se incontri tua moglie in Paradiso, sei “fregato” in eterno!
Non puoi divorziare, non puoi cambiare identità e scappare in Sudamerica, farti la plastica al viso e chiedere di essere inserito nel programma “protezione testimoni”, niente!
Il vero “per sempre” non è quello delle favole, ma delle coppie che si riuniscono in Paradiso.
Ve lo domando di nuovo: “siamo ancora sicuri che sia andato in un posto migliore?”.
Mark Twain diceva: “il paradiso lo preferisco per il clima, l’inferno per la compagnia” chissà cosa ne pensa il nostro Caro Estinto, costretto a stare insieme alla moglie per un tempo senza fine.
Io alla possibilità di passare l’eternità con mio marito ci credo, infatti dentro alle nostre fedi matrimoniali, non ho fatto incidere i nostri nomi, ma la parola “persempre” scritta attaccata, perché mi sembra che rappresenti meglio l’idea del legame indissolubile e perpetuo che voglio con lui.
Chissà quanto si divertono gli Angeli, quando si trovano alle riunioni sindacali e si raccontano esilaranti aneddoti e barzellette sugli uomini che si ricongiungono alle mogli…
La Pulce
P.S. per mio marito:
Amore, se dovessi morire prima io, quando arriverai in Paradiso, pensa bene a cosa risponderai all’Angelo, ma ricordati che se invece morirai prima tu, io ti cercherò e staremo insieme persempre!
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