Immaginate la vostra famiglia come una piccola repubblica democratica, governata da una maggioranza eletta da membri appartenenti allo stesso nucleo familiare.
Ogni persona è sia un candidato che un elettore.
Chi riceve più voti governa, prende le decisioni, propone idee e cambiamenti, cerca di far quadrare i conti, fa fronte a situazioni impreviste e promulga leggi.
Per governare “servono i numeri”, senza una netta superiorità, sapete perfettamente cosa succede!
Per questo, l’esecutivo di una famiglia numerosa funziona bene, si presentano i progetti, si discute e alla fine si vota.
Quello che passa, col consenso della maggioranza, diventa “legge” per tutta la famiglia.
Ma quando ci sono solo due membri, la faccenda si complica, ogni decisione si trasforma in discussioni infinite, trattative fino a tarda notte e minacce.
Vi racconto cosa succede nella repubblica che io chiamo “casa mia”, composta da me e mio marito, un “paese” ingestibile, dove il governo cade quasi ogni settimana.
I ritmi della nostra vita sono dettati dall’imminente voto, dal lunedì al venerdì facciamo campagna elettorale ristretta, solo 5 giorni, anziché 30 per accelerare l’iter.
Promettiamo di tutto, come i politici più agguerriti e navigati, io che ridurrò il numero delle nostre “auto blu”, mandando lui al lavoro in moto, lui che dimezzerà le spese di estetista e parrucchiera, mandandomi solo una volta ogni due mesi.
Io mi impegno a risparmiare, tagliando le spese per suoi giochi della playstation, lui dice di essere vicino ai cittadini affetti da ludopatia e alle loro famiglie, eliminando le uscite per il superenalotto.
Io sono forte sul bilancio: “se facessi io la spesa, risparmieremmo il 25%, che potremmo spendere per andare al ristorante più spesso, o per fare un abbonamento a una pay tv” e sui beni culturali e il turismo: “prenotando le vacanze in anticipo si spende meno, con gli stessi soldi possiamo andare su un’isola più bella”.
Lui se la cava bene sulla difesa: “risparmiando sull’abbigliamento potremmo potenziare il sistema di allarme con nuove videocamere a infrarossi” e la salute “con i medicinali generici, tagliamo la spesa per la sanità del 15%, budget che possiamo reinvestire in visite di controllo”.
Durante la cena teniamo i nostri comizi e dopo cena i dibattiti, che, in mancanza di Bruno Vespa a moderarci, finiscono con toni accesi e insulti.
Il sabato c’è il silenzio elettorale, passiamo una serena ed amorevole giornata insieme.
La domenica alle 9 apriamo le urne, per eleggere il nuovo governo.
Passiamo la mattina al seggio dividendoci i compiti, quando voto io, lui fa il presidente, il segretario e lo scrutatore e viceversa.
Il seggio altro non è che il bagno di casa nostra.
L’idea è venuta a me, la tenda della doccia mi ricorda le vere cabine, per rendere la cosa verosimile, ho attaccato, con un cordino, una matita al tubo dell’acqua.
Ognuno di noi entra con una scheda su cui ci sono i nomi dei due candidati, vota e dopo aver espresso la propria preferenza, infila la scheda elettorale dentro a una scatola da scarpe, appositamente trasformata per l’occasione.
Fuori dalla doccia ci sono gli exit poll, ci intervistiamo a vicenda e in base al risultato del sondaggio, capiamo come finirà la contesa.
Andiamo a pranzo dai parenti e al rientro a casa inizia la fase degli scrutini, che ci impegna 15 secondi scarsi.
Non c’è una sola volta in cui io non voti per me e mio marito per sé, ma per evitare di vivere al ballottaggio, dopo qualche breve giro di consultazioni, siamo costretti a raggiungere un accordo, creando un governo di coalizione, di grandissime intese.
Ricopriamo a turno la carica di presidente del consiglio e ministro dell’interno, ma il ministero dell’economia e delle finanze con delega allo shopping è mia esclusiva prerogativa.
Al posto delle due Camere, abbiamo inventato la Sala (da pranzo), un solo luogo di confronto, per accorciare l’iter burocratico e ridurre del 50% le tempistiche.
Quando ci sediamo al tavolo delle trattative, le intenzioni sono sempre le migliori, il piano di governo ottimo, ma nonostante tutti i nostri sforzi, tra discussioni e interrogazioni parlamentari, finisce sempre nello stesso modo.
Uno dei due chiede la fiducia, che regolarmente non c’è, quindi propone una mozione di sfiducia, che sancisce la crisi di governo e la sua conseguente caduta.
Tutti a casa ed elezioni la domenica dopo.
Un paio di volte siamo ricorsi a un governo tecnico, sempre composto da noi due, per approvare la legge di stabilità, che non poteva subire ulteriori rinvii.
Non si può andare avanti cosi, bisogna cambiare la legge elettorale, ma come?
Potremmo introdurre elementi votanti esterni alla famiglia, ma far rappresentare i nostri interessi a degli estranei ci sembra brutto.
Non ci resta altro da fare che trasformare “casa mia” da repubblica a monarchia.
Per farlo servirebbe una proposta di legge con relativa votazione, ma figuratevi se mio marito acconsentirà mai a proclamarmi regina, o io, lui re
Stanotte ho tenuto un consiglio di guerra segreto, c’eravamo io, me, me stessa e me medesima.
Tutte insieme abbiamo deciso di rovesciare il governo vigente, con un colpo di stato.
Stiamo mettendo a punto un piano, il golpe sarà tra due sabati, quando mio marito, che ha un impegno di lavoro, si assenterà tutto il giorno.
Al suo rientro, cercando di aprire la porta di casa, avrà una brutta sorpresa, infatti ho intenzione di chiuderlo fuori col catenaccio e di barricarmi dentro.
Se vorrà rientrare dovrà arrendersi!
Gli aprirò solo quando vedrò sventolare bandiera bianca, a patto che si inchini davanti alla sua nuova sovrana e presti giuramento.
Per l’occasione siederò sul trono, il divano, che coprirò con una coperta color oro, e indosserò la corona, un cerchietto di strass.
Sarò finalmente la regina di “casa mia”, la mia volontà sarà legge, ogni mio desiderio un ordine.
Almeno finché a mio marito non verrà la stessa idea e troverà un modo per destituire la despota e nel migliore dei casi, riportare la repubblica, oppure, nel peggiore, instaurare un regime di terrore, il suo!

La Pulce