La direzione ha comunicato che intende assumere una ragazza.

Tra le colleghe si è scatenato il panico.

Un’assunzione crea sempre scompiglio, quando arriva una persona nuova, ci sentiamo tutte minacciate e cerchiamo di dare il meglio di noi, ci facciamo la piega, ci trucchiamo, mettiamo i tacchi e siamo più gentili del solito.
Durante il periodo di prova della nuova assunta, dobbiamo marcare il territorio, prenderle le misure e tenere alta la nostra reputazione col capo e col resto dell’ufficio.
La studiamo cercando di capire che se è il tipo “carina” o “stxxxza” e da che parte starà, in tutti i luoghi di lavoro ci sono due fazioni, il suo arrivo rischia di minare gli equilibri che si sono creati in anni di amicizie e inimicizie.
La direzione non ha idea di quali siano i requisiti della candidata ideale, le assunzioni dovremmo farle noi che stiamo in trincea, noi che battezziamo una novellina dal primo “ciao”, perché se è vero che servono 7 secondi per la prima impressione, a noi “colleghe” ne basta 1!

Dopo l’annuncio ufficiale, inizia la lotteria delle aspiranti, arrivano curricula, si fissano appuntamenti.
Stamattina si è presentata la prima, il capo l’ha fatta accomodare nel suo ufficio, poco distante dal mio e stranamente non ha chiuso la porta, secondo voi cosa ho fatto?
Ovviamente ho cercato di origliare ogni parola e devo dire con successo.
So come si chiama, quanti anni ha, dove lavora e persino quanto guadagna, ho anche appreso le intenzioni del capo, e a chi vorrebbe affiancarla.
Non è stato facile, a metà colloquio ho iniziato a sentite lo stimolo della pipì, verso la fine stava per scoppiarmi la vescica, stavo male, ma non potevo alzarmi e abbandonare la postazione privilegiata, avrei perso dettagli importanti.
Se c’è una cosa che ho imparato da uno dei miei film preferiti (Il Diavolo veste Prada) è che bisogna sempre “piantonare la scrivania”!

La prima è andata, siamo solo all’inizio, in futuro dovrò ricordarmi di correre in bagno appena sento suonare il campanello.

Alla prossima puntata delle “cronache dell’ufficio”.