“Lui è me più di quanto non lo sia io.
Di qualunque cosa siano fatte le nostre anime, la sua e la mia sono uguali”.

Il romanzo di Emily Bronte, “Cime Tempestose”, è sicuramente l’esempio più fulgido dell’amore tormentato.

Corre l’anno 1771, siamo nella brughiera inglese, Catherine una signorina benestante educata e colta, e Heatcliff, un trovatello selvaggio e ignorante, che il padre di lei porta a casa, crescono insieme e si innamorano.
Passano gli anni, ormai adulti, a causa di un equivoco, lui scappa e lei decide di sposare Edgar, un uomo gentile e facoltoso.
Heatcliff si arricchisce e decide di tornare a casa, pensando di essere finalmente all’altezza dell’amata.
Rientrando scopre che Catherine è andata avanti con la sua vita e per vendicarsi, sposa la sorella di suo marito, pur non provando nessun sentimento per lei.
Alla protagonista viene un esaurimento nervoso e poco dopo muore di parto, dando alla luce la figlia di Edgar.
Heatcliff passerà il resto della vita nel rancore e nella disperazione, aspettando di raggiungerla dopo la morte.

Benché sia stato scritto nel 1845 è incredibilmente moderno e contemporaneo, i sentimenti che provano i due protagonisti l’uno per l’altra, sono estremi; le incomprensioni, la rabbia, il desiderio di vendetta e il “diritto” di possesso che entrambi vantano, li conducono a dolore, infelicità e morte.

La relazione tra Heatcliff e Catherine non ha nulla di romantico, è la classica storia che sembra una favola tragica, ma in realtà è un rapporto tossico, malato e distruttivo.