Se stamattina, quando sono uscita di casa, avessi saputo di dover partecipare a una podistica, avrei messo le scarpe da running, al posto dei tacchi.
Siamo partiti in anticipo e abbiamo trovato subito parcheggio, eravamo puntualissimi, ma mentre ci dirigevamo verso la posta, ho notato che lungo la via dove avevamo parcheggiato, c’erano i cartelli di rimozione forzata per rifacimento segnaletica, con indicato il giorno del divieto.
Io e DOC ci siamo consultati a lungo, perché la data, anziché essere stampata e quindi chiara e comprensibile, era stata riportata a mano da qualche addetto comunale con la calligrafia una gallina.
Il primo cartello, quello più vicino all’auto, si prestava a una doppia interpretazione, poteva indicare il 24 (oggi) come il 29.
Sul due non c’erano dubbi, ma la seconda cifra non ci convinceva, così abbiamo deciso di proseguire per controllare il cartello posizionato più avanti a circa 3/400 metri.
Il secondo era indecifrabile come il primo, potevamo solo incamminarci verso il terzo e sperare che l’incaricato avesse trovato tra uno e l’altro la voglia di scrivere meglio.
Dopo aver preso visione anche di questo, non eravamo d’accordo, secondo me c’era scritto 29, secondo DOC 24, cosa potevamo fare?
Tirare una monetina e lasciar decidere al caso? Non è da noi!
L’unica soluzione attuabile era proseguire ancora e controllare l’ennesimo cartello.
Riuscite ad immaginare la scena? Io e DOC a braccetto insieme che discutiamo e minacciamo di chiedere una perizia grafologica di parte, che avvalori la nostra tesi.
Dopo esserci confrontati a lungo abbiamo deciso che neanche questo cartello andava “al di là di ogni ragionevole dubbio”, per intenderci,  se  la nostra testimonianza fosse stata la prova regina di un processo per omicidio, l’imputato sarebbe stato  assolto per “inattendibilità dei testimoni”,  invece, in questo particolare processo che vedeva sotto accusa  l’addetto, l’assoluzione sarebbe stata scontata perché “il fatto non e’ previsto dalla legge come reato”, anche se io e DOC pensiamo che dovrebbe esserlo.
 A questo punto potevamo solo proseguire verso un altro cartello, ormai a due km dall’auto e nella direzione opposta rispetto alla posta.
Fortunatamente quest’ultimo non dava luogo a fraintendimenti, era sicuramente un 29, quindi tra qualche giorno e non oggi.
Nel compilarlo, l’incaricato comunale di cui sopra, doveva aver fatto uno sforzo così grande, da aver bisogno di una settimana di ferie, ma almeno eravamo salvi, il giro cartelli era finito.
Ci sentivamo finalmente salvi dal rischio di farci rimuovere l’auto, stanchi per tutta la strada fatta, ma felici e pronti a ripercorrere il sentiero a ritroso per andare finalmente a ritirare la raccomandata.
Nel frattempo si era fatto tardi, mio marito ci aspettava a casa alle 13.30 per pranzare insieme, per fortuna in posta c’erano poche persone, ma siamo comunque rientrati alle 14.15.
Il mio sposo era furioso, nessuno dei due aveva pensato di avvisarlo del ritardo.
Doc ha esordito con: “scusa, c’era tantissima fila, lo sai com’e’ in posta”.
Piccola bugia bianca, per non dirgli che eravamo troppo presi ad insultare l’addetto e la sua pigrizia calligrafica per mandargli un messaggio.
Quella passeggiata imprevista ci aveva fatto venire una gran fame, ma per colpa del ritardo, lui aveva già mangiato e a noi era rimasta la pasta fredda.
Ero dispiaciuta, ma cosa avrei dovuto fare?
Dirgli che io e DOC avevamo girato mezzora cercando di interpretare due numeri che non ci convincevano?
Poi chi lo sentiva!
Gli ho detto che il telefono era scarico e non ero riuscita ad avvisarlo del ritardo.
Seconda bugia bianca, scusa Amore!
Oggi sono stata davanti a cinque cartelli cercando di prendere una decisione, cercando una sicurezza che non arrivava mai, ho corso il rischio di farmi rimuovere l’auto, ma non quello di soffrire di solitudine.
È bello avere vicino qualcuno che non ti abbandona mai … grazie DOC!