Quanti minuti al giorno occorrono, a me e a Doc, per fare i controlli mattutini?
I check necessari per chiudere casa sono tanti, ma è impensabile, per noi, uscire senza averli fatti.
La pratica rende perfetti e noi siamo molto organizzati, infatti per soddisfare quella che oltre a una necessità è un obbligo, ogni mattina completiamo il giro seguendo un rigidissimo protocollo, approvato e collaudato da anni di esperienza.
Quando sei costretto a fare qualcosa per tanto tempo, alla fine diventa un’abitudine e non fai più caso a come la fai e a quanto ci metti.
Non mi ero mai resa conto davvero di quanto ci volesse, finche’ un giorno ho deciso, all’insaputa di Doc, di far partire il cronometro del telefono.
Ho misurato dal momento in cui ci infiliamo la giacca e iniziamo i controlli, a quando scendiamo il primo scalino, dopo esserci finalmente chiusi la porta di casa alle spalle.
Ho scoperto che il tour panoramico, alla scoperta delle meravigliose insidie casalinghe di noi DOC addicted, dura circa sei minuti.
Wow! Pensavo meno.
Sono stata molto indecisa se parlarne o meno con Doc, non volevo ferire i suoi sentimenti, tante volte in passato abbiamo discusso del giro controlli, e ogni volta abbiamo litigato.
Una mattina, mentre guidavo per andare al lavoro e lui smanettava con la radio, ho introdotto l’argomento.
“sai, ho notato che il giro controlli ci porta via molto tempo, non trovi?”
“il solito, no? Il giro è sempre lo stesso”
“sì, beh, ma ti sei mai chiesto quanti minuti servono?”
“non ne ho idea, boh, due?”
“sei”
“e tu come fai a saperlo?”
“li ho cronometrati. Scusa!”
È rimasto in silenzio per dieci minuti, facendomi temere il peggio, poi se ne è uscito con un “non ci avevo mai fatto caso” e abbiamo lasciato cadere l’argomento.
La sera sono arrivata a cena preoccupata, col rimorso di aver sbagliato, di averlo ferito, invece, con mia grande sorpresa, l’ho trovato sorridente ed eccitato.
Ormai lo conosco, quando è così, c’è sotto qualcosa.
“sai cosa ho fatto oggi?”
“no, cosa hai fatto?”
“ho comprato un orologio con cronometro, uno professionale da veri atleti”
“scusa perché?”
“Così possiamo allenarci, da domani prenderemo i tempi del giro. Sono sicuro che in qualche settimana li dimezzeremo”.
Il giorno dopo, si è svegliato prestissimo, è saltato giù dal letto ed è corso in bagno a prepararsi.
Quando ho finito anche io di vestirmi, ha fatto partire il cronometro e ha iniziato a tormentarmi: “dai, dai muoviti, più veloce, quello è ok, questo, guarda bene, si mi sembra spento, andiamo avanti, dai”.
Nonostante l’incitamento e il tifo da stadio, alla fine della prima misurazione eravamo a cinque minuti e mezzo, cioè molto vicini alla media.
La mattina seguente tutto daccapo, nuovo giro controlli, Doc sempre carico, io un po’ meno.
Due delle cose che ammiro di Doc sono la testardaggine e la tenacia, quando si mette in testa qualcosa non molla finche’ non vede il traguardo.
Il suo entusiasmo ha finito per contagiare anche me a cavallo del decimo tentativo, col risultato che adesso ci motiviamo a vicenda, tra imprevisti vari e qualche momento di angoscia.
Mio marito ci guarda, scuote la testa e ogni tanto chiede: “ci stiamo allenando per la maratona di New York?”.
In effetti l’impegno è lo stesso, lo sforzo anche, ma anziché essere fisico è mentale.
Siamo partiti da sei minuti abbondanti e siamo arrivati a tre, record assoluto.
Questo ci ha permesso di spostare la sveglia in avanti, dalle 7.30 alle 7.33.
Sapete quanto guadagna un essere umano, in termini di produttività, ogni minuto in più che dorme?
No? Nemmeno noi!