Siamo nel 1981, Gotham City è vittima di delinquenza, criminalità e degrado sociale.
Arthur Fleck è un uomo che sogna di fare il comico, di giorno lavora come clown, di notte si esercita per diventare un cabarettista, soffre della sindrome pseudobulbare, un disturbo neurologico che gli causa improvvisi moti di riso ingiustificati, per questo porta sempre con sé un cartoncino, una sorta di biglietto da visita, da mostrare quando gli viene una crisi: “soffro di un disturbo neurologico che mi fa ridere in situazioni inappropriate”.
Le sue giornate sono scandite da lavoro, appuntamenti con la psichiatra, ritiro dei farmaci e salita della ripidissima scalinata che lo conduce a casa, uno squallido appartamento in una zona degradata dove vive con la madre Penny, con la quale ha un rapporto simbiotico di reciproco accudimento e dipendenza.
Ogni sera, mentre cenano davanti alla tv, guardando lo show di Murray Franklin, (interpretato da Robert De Niro) a cui Arthur sogna di partecipare, la madre gli chiede con insistenza se ha controllato la cassetta della posta, ansiosa di ricevere risposta alle innumerevoli lettere che ha inviato a Thomas Wayne, candidato sindaco di Gotham, miliardario e suo ex datore di lavoro, missive di cui il figlio ignora il contenuto.
La vita sociale di Arthur è un disastro, le persone lo ignorano, è spesso vittima di bullismo e derisione, interagisce solo con la madre e i colleghi, finché una sera in ascensore conosce la vicina di casa Sophie ed inizia a fantasticare su una improbabile relazione sentimentale con lei.
Un giorno la psichiatra gli comunica che a causa di un taglio di fondi il programma di aiuto psicologico sarà chiuso, con conseguente interruzione di colloqui e distribuzione di farmaci.
Successivamente a causa di un malinteso, viene licenziato e tornando a casa in metropolitana, ancora vestito e truccato da clown, si imbatte in tre giovani della società bene, che lo deridono e lo picchiano.
Attenzione inizio spoiler

Per difendersi estrae la pistola, prestata da un ex collega dopo l’ultima aggressione, e li uccide.
L’anonimo pagliaccio della metropolitana, che si e’fatto giustizia, ammazzando i figli di papà, diventa un simbolo di riscatto delle classi sociali più povere, dando vita a numerose proteste di persone mascherate da clown.
Quando la madre si sente male e viene portata in ospedale, Arthur legge le famose lettere e decide di affrontare il Sig. Wayne, convinto di essere suo figlio.
Scopre invece di essere stato adottato da Penny, una malata psichiatrica e aver subito abusi e torture dal compagno di lei in tenera età.
Questa sconvolgente rivelazione segna l’inizio della trasformazione psicologica.
Come prima cosa uccide la madre, poi il collega che gli aveva prestato la pistola.
Subito dopo suona il telefono, è l’assistente di Murray che lo invita come ospite al suo show preferito.
Mentre si prepara per lo spettacolo, subisce una vera e propria metamorfosi fisica, si tinge i capelli di verde, indossa un completo a giacca rosso, con gilet giallo e camicia verde, si dipinge il viso da clown, si accende una sigaretta.
Fuori di casa lo aspetta la scalinata, vero emblema del cambiamento, Arthur sale ogni sera con fatica, dolore e rassegnazione, Joker scende danzando, sentendosi onnipotente, senza più freni ne’ limiti.
La mutazione è compiuta, al posto del timido, depresso, frustrato, Arthur, c’è Joker, il suo alter ego, un pazzo esaltato, presuntuoso, sicuro di sé, pronto a prendersi una grande rivincita sulla società.
Siamo alla resa dei conti: “neanche io ho mai saputo se esistevo veramente, ma esisto e le persone cominciano a notarlo”, “spero solo che la mia morte abbia più senso della mia vita”, “non ho più niente da perdere” e spara al presentatore uccidendolo.
La vendetta e‘ compiuta, c’e’ ancora tempo per un ultimo momento di esaltazione e celebrazione da parte della folla in tumulto, prima di essere rinchiuso in manicomio, dove lo vediamo per l’ultima volta: “cos’è che la diverte?” gli chiede la psichiatra “stavo pensando, a una barzelletta” e lei “le va di raccontarmela?” e lui “sarebbe inutile”.
Nella scena successiva corre via lasciando impronte del sangue dell’ultima vittima, la dottoressa.
Fine spoiler

Il regista Todd Phillips, mette in scena l’ennesima rappresentazione del personaggio “Joker”, dandogli un’umanità’ disarmante, raccontando la storia del riscatto di Arthur, un individuo che è stato defraudato e isolato tutta la vita.
Il film ha un grande impatto psicologico sullo spettatore, è impossibile non empatizzare con Arthur, il suo dolore è così coinvolgente da essere quasi soffocante.
Joaquin Phoenix, dimagrito 24 kg per questo ruolo, è immenso, incommensurabile, la sua mimica facciale è un capolavoro, la sua risata ti penetra nel cervello e rimbomba senza sosta.
Con questa straordinaria interpretazione mette una grossa ipoteca sulla statuetta per il miglior attore protagonista, ai prossimi Oscar.
Oltre a Robert De Niro, fanno parte del cast: Zazie Beetz, Frances Conroy e Brett Cullen, tutti perfettamente calati nella parte e convincenti.
La colonna sonora è avvolgente e perfettamente cucita alla trama, enfatizza lo stato d’animo del protagonista e contribuisce a creare un clima di ansia e angoscia che avvicina, ancora di più, lo spettatore al personaggio.
Solo quando Arthur subisce la sua metamorfosi, quando tutta la cupezza lascia il posto al senso di onnipotenza, il registro cambia ed è allora che esplode “Rock & Roll Part 2” diGary Glitter, ed è tutto perfetto.
Questo film potrà piacere o meno, ma sicuramente ci dimostra che, non tutti i bambini maltrattati e adottati, hanno la fortuna di diventare Christian Grey, qualcuno crescendo si trasforma in Joker.