Qualunque alimento, quando viene fritto, diventa magicamente buono, uno su tutti il cavolfiore.
Friggere è un’arte che si tramanda di generazione in generazione, o almeno dovrebbe.
Le nonne, le massime esperte, hanno provato ad insegnarlo alle figlie e a noi nipoti, ma qualcosa è andato storto.
A casa delle nostre mamme si frigge pochissimo, a casa nostra vige l’assoluto divieto.
Perché una delle cose più buone del mondo deve puzzare così tanto?  
L’odore di fritto si attacca a vestiti e capelli peggio del Super Attak sulle dita e infesta le nostre cucine come un mostro invisibile, impossibile da cacciare.  
Per questo motivo, avevo concesso a mia nonna di friggere un sabato al mese, la chiamavamo la “giornata del fritto”.
Per prepararci all’evento c’era un preciso rituale da seguire: io e mia madre avevamo un cassetto dell’armadio dedicato all’abbigliamento da fritto, con vestiti vecchi e malmessi e una cuffia da doccia per proteggere i capelli.
La mia generazione è “casa fritto free”, nelle nostre abitazioni è assolutamente vietato friggere.
Mettere un filo d’olio in una padella, significa dover accendere la cappa, aprire la finestra e iniziare ad imprecare.
Non siamo però “voglia di fritto free”!
Quante di voi prima di arrendersi hanno cercato su Google: “come eliminare l’odore di fritto in casa”?
Dopo decine di tentativi, per rimediare al problema “odore”, abbiamo optato per cotture alternative ma assolutamente non altrettanto soddisfacenti.
I food blogger spesso affiancano alla ricetta “fritta” quella al forno, vedi panzerotti e tortelli, e sempre più aziende ci propongono surgelati che prevedono una doppia cottura, in forno e in padella, come a dire: “vi conosciamo, lo sappiamo, metteteli nel forno, vi autorizziamo”.
Le crocchette di pollo, le olive all’ascolana, le mozzarelline, i fiori di zucca pastellati, tutto è pensato per essere infornato, soprattutto la cosa che amiamo di più, le patatine.
Friggere è difficilissimo, la frittura è la prova del nove, la cartina torna sole e il tallone d’Achille di tanti chef.
Per le nostre nonne la puzza di fritto non era un problema, né un tabù, ma un vanto.
Non usavano la friggitrice e non sapevano cosa fosse la tempura, a loro per creare veri capolavori bastava una padella.
L’unica friggitrice ammessa a casa nostra è quella ad aria.
Ne ho recentemente acquistata una, un elettrodomestico infernale, perché comprandolo si firma un patto col Diavolo, visto che chiamarlo fritto significa pronunciare una bestemmia.
In mancanza di olio non si frigge, si cuoce con una resistenza, in uno spazio molto piccolo che si scalda in fretta, stop!
Con molta immaginazione, chiudendo occhi e naso, abbiamo l’illusione di mangiare qualcosa che ci ricorda molto da lontano la frittura, così mentre ci accontentiamo di una brutta imitazione e sogniamo la croccantezza e il sapore dell’originale, la voglia diventa “astinenza da fritto”.
Quello è il momento in cui ci concediamo il lusso di un’abbuffata, nell’unico posto al mondo dove è consentito friggere, il ristorante.
Qualcuno potrebbe obiettare che ci sono cose peggiori della puzza di fritto, certo, ma vi ricordo che la maggior parte di Voi ha già la puzza sotto il naso e se aggiungiamo anche quella di fritto, ciao!