Noi che soffriamo di DOC, sul lavoro siamo delle macchine, alziamo il livello della produttività, abbattiamo il margine di errore, rasentiamo la perfezione.
Certo, non possiamo fare diversamente!
Ho scoperto che l’eccellenza lavorativa è uno dei sintomi del disturbo.
Sto male se non controllo e ricontrollo tutto: l’estratto conto della banca, le fatture, le scadenze, i pagamenti…
Nel trovare gli errori sono più brava di un segugio nella caccia alla volpe.
In ufficio mi sento spesso dire “ma come fai? Come ci riesci?”, vorrei rispondere “ma come fai tu a non riuscirci”, ma capisco che sono io ad avere i superpoteri, non le mie colleghe ad essere limitate.
Mi chiamano la “controllora”, sanno che sono affidabile, veloce, precisa, puntuale, attenta e scrupolosa.
Non posso andare a casa anche se il mio orario è finito, se prima non sono sicura che sia tutto a posto.
Non delego, nessuno è in grado di fare il mio lavoro come lo faccio io.
Per anni non sono andata in ferie per non lasciare il mio lavoro in altre mani, adesso in ferie ci vado, ma al mio ritorno ricontrollo tutto quello che è stato fatto in mia assenza e trovo sempre qualcosa che non va o che poteva essere fatto meglio.
Come me ci sono solo io, è inutile!
Lavoro seguendo schemi e regole rigidissime, penso come un piccolo centro di elaborazione dati, sono così organizzata da non perdere niente e non sbagliare nulla.
Ho le mie liste, faccio sempre le cose nello stesso ordine, penso in fretta e agisco ancora più in fretta, non lascio nulla al caso, non esiste “dovrebbe essere così”, le mie risposte sono sempre affermazioni certe, sono la persona più affidabile dell’ufficio, tutti sanno che se lo faccio io è perfetto, se lo dico io è giusto.
Sono sempre un passo avanti, un giorno avanti, il martedì sto già facendo le cose segnate in agenda per mercoledì.
Sono intransigente con gli altri ma prima di tutto con me stessa, non ammetto errori, quando sbaglio, una volta ogni dieci anni succede anche a me, me la prendo in maniera smisurata.
Per anni mi sono sentita la regina dell’ufficio, la migliore, quella più dotata, poi un giorno, mentre parlavo con lo psichiatra, elogiando le mie virtù in campo lavorativo, mi sono sentita rispondere: “le persone che soffrono di Doc sul lavoro sono una garanzia, io stesso ho scelto la mia commercialista dopo aver notato che aveva dei tratti compulsivi, perché è sicuramente più affidabile di una persona sana”.
Questa frase mi ha prima lusingata, poi mi ha fatta sentita svilita e usata.
Il mio datore di lavoro sfrutta i miei problemi, mentre io sto male e vengo pagata come le mie colleghe.
Mi sono arrabbiata così tanto che ho pensato “basta da domani mi metto a lavorare come tutti”.
Certo, come se fosse possibile, come se potessi comportarmi in maniera diversa.
Quando cambierò lavoro scriverò sul curriculum: soffro di DOC, approfittatene!
A questo punto mi chiedo: DOC: disturbo ossessivo compulsivo o denominazione di origine controllata?
Non siamo forse persone di qualità?
Dovremmo essere elogiati e guadagnare di più, perché siamo come un vino pregiato: rispettiamo il disciplinare e abbiamo caratteristiche qualitative eccellenti.

Amici di Doc, cercate di ricordarvelo, la prossima volta che chiederete un aumento di stipendio al vostro capo!