Domenica 23 febbraio, quando si è scatenata la “psicosi da Coronavirus”, in migliaia hanno preso d’assalto i supermercati del nord Italia e li hanno “svaligiati”.
Mai termine fu più appropriato, ho visto persone alla cassa, riempire dei trolley, non la misura Ryanair da bagaglio a mano, quelli da 25 kg per i viaggi interplanetari.
Il panico si è rivelato la cartina torna sole dei nostri gusti.
Il giorno dopo lo scenario era il seguente:
reparto carne: pollo esaurito, intendo qualunque parte anatomica del pollo. Metri e metri di banco frigo deserti..
Sapete quanti polli, in questo momento, giacciono sul fondo del vostro congelatore a pozzetto?
Corsia biscotti e merendine: croissant vuoti esauriti, quelli ripieni di cioccolato e crema, tutti presenti all’appello.
Quando si tratta di riempire un cornetto, siamo tutti dei professionisti, scommetto che anche voi, riuscite a farci stare dentro quasi mezzo bicchiere di Nutella.
Acqua esaurita, senza distinzione di marca, ma non eravate quelli che bevevano solo Sanpellegrino?
Corsia pasta: le uniche due cose che gli “psicotici del carrello” hanno lasciato, sono le penne lisce e le farfalle.
Sulle prime non ho dubbi, scansano il sugo come fosse il Coronavirus, ma le farfalle cosa vi hanno fatto?
Voglio rivolgere un appello alle aziende alimentari: valutate le statistiche di vendita e prendete delle decisioni.
Questa tragedia vi ha fornito la prova definitiva dell’inutilità di prodotti che voi vi ostinate a mettere sugli scaffali.
La produzione delle penne lisce va fermata per sempre.
Oppure va cambiata: provate a fare le righe in verticale anziché in orizzontale, sembreranno piccoli cerchi.
Potreste chiamarle “penne cerchiate”, sperando che non ci sia bisogno di un’altra catastrofe mondiale per capire se piacciono alla gente. Barilla, voglio i diritti per l’idea!
Vi saluto e vi auguro buon appetito, vista l’ora vi starete sedendo a tavola, a mangiare pollo, come ogni pasto da qui all’eternità.