Anche voi state approfittando di questa quarantena, per rimettere in funzione gli elettrodomestici dimenticati e parcheggiati in fondo all’armadio?
Sono ai primi posti della nostra lista dei desideri, speriamo di trovarli sotto l’albero di Natale o riceverli per il compleanno, aspettiamo i saldi, illudendoci di acquistarli a metà prezzo, sono il sogno di ogni donna: i piccoli elettrodomestici per cucinare.
A differenza dei fratelli maggiori, non sono indispensabili, ma costosi capricci, moderni e colorati oggetti di design, talmente belli da meritare di essere esposti come opere d’arte in un museo.
Sono giocattoli che riempiono le nostre cucine per un breve periodo di tempo, prima di sparire nel vuoto cosmico.
Quanto dura la vita di un elettrodomestico? Non intendo prima di rompersi, ma di finire nel dimenticatoio.
Pensate a quanti ne avete e all’ultima volta in cui li avete usati.
Cosa succede da quando varcano la soglia delle nostre abitazioni, a quando spariscono inghiottiti da un buco nero?
La novità crea in noi un misto di eccitazione e aspettativa, mentre apriamo la confezione il nostro cervello rilascia endorfine, impariamo le istruzioni a memoria, ci sentiamo emozionati e felici.
La prima volta in cui li accendiamo andiamo in estasi, li guardiamo incessantemente per ore, come si osserva un neonato che dorme, con stupore e meraviglia.
Gli scattiamo foto da condividere con amici e parenti, ne parliamo come di autentici prodigi, li elogiamo con tutti, dalle colleghe alla cassiera del supermercato.
Li posizioniamo sulla tavola della cucina, in pole position, ogni volta che li vediamo ci scappa un sorriso compiaciuto, al quale i piccolini sembrano rispondere ammiccando.
La prima settimana non esiste altro, tutti i nostri pasti sono veicolati all’uso del giochino nuovo, facciamo la spesa in base all’elettrodomestico del momento, per poterlo sfruttare al massimo, scoprire tutte le funzionalità, i tempi di cottura, monitorare i risultati, fino a diventarne le massime esperte.
Tutto stupendo, ma quanto dura l’euforia?
Ricordo la settimana della friggitrice ad aria, io e mio marito abbiamo provato a friggere qualsiasi cosa, patatine, pollo, bastoncini, crocchette, pesce, ci era preso il trip del fritto leggero e soprattutto senza impuzzolentire casa.
L’ho adorata, finche’ il mio fegato ha sventolato bandiera bianca, chiesto una tregua e supplicato per avere un frullato di sedano e rapa rossa.
C’era bisogno di qualcosa di salutista, così ho comprato lo spremi agrumi elettrico, due settimane di spremute, prima che lo stomaco dicesse basta, l’acidità’ era diventata insopportabile.
Per fortuna dopo poco mi hanno regalato il bollitore elettrico ed è iniziato il periodo delle tisane.
Avete idea di quante ce ne sono? Ne bevevo quattro al giorno, appena sveglia, a metà mattina, nel pomeriggio e prima di dormire.
Venti giorni di ginger-lemon, frutti rossi, menta-liquirizia, melissa e verbena, poi mi è venuta voglia di caffè e coca cola e il bollitore, sebbene senza i requisiti minimi necessari, è andato in pensione.
Ci sono stati altri momenti “healthy”, quando Babbo Natale mi ha portato un anno la centrifuga e quello dopo l’estrattore.
Ho centrifugato ed estratto il succo di qualunque cosa, la parola d’ordine era “detox”, preparavo a raffica bicchieroni coloratissimi di frutta e verdura.
Mai sentita’ così in forma, ma avevo iniziato ad avere incubi notturni, sognavo hamburger giganti che rincorrevo senza riuscire a raggiungere.
C’è stata un’altra settimana salutista, quella della vaporiera elettrica.
In realtà sono stati solo quattro giorni di verdurine, pollo, riso e salmone, il quinto giorno mi è venuta voglia di ripristinare la friggitrice ad aria, poi mi scocciava cercarla e ho lasciato perdere.
I dieci giorni più belli sono stati quelli della “panini maker” la piastra semi professionale per fare panini.
Ero diventata una chef gourmet, tanto da pensare di farne una professione, sceglievo il pane e le salse, facevo gli abbinamenti e inventavo un nome per ogni creazione.
Avete mai mangiato panini per così tanti giorni di fila? Non c’è bisogno che vi dica perché’ ho smesso.
Gli elettrodomestici sono come i giocattoli, quando ne arriva uno nuovo, quello vecchio non ci piace più e smettiamo di giocarci, mettendolo in un angolo.
Bisognerebbe alternarne l’uso per garantirsi una dieta equilibrata, ma servirebbe una cucina di 50 metri per tenerli tutti a portata di mano.
Ogni volta che compriamo un elettrodomestico nuovo, dobbiamo cambiare posto a quello vecchio per far spazio; dalla tavola lo spostiamo sulla mensola, poi lo infiliamo nella credenza, come dice il detto “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”, infine nel ripiano più alto del ripostiglio, quello così scomodo da sembrare la torre dove rinchiudono le principesse delle favole, ma senza il fossato e il drago.
Finisce che ci dimentichiamo di loro, finché qualcuno li nomina e ci assalgono i ricordi delle mille avventure insieme, ma ormai è tardi, ci stiamo già divertendo col gioco di turno.
Dovrebbero inventare degli elettrodomestici usa e getta, oppure aprire una catena di negozi che li noleggia, come si faceva un a volta con i film, la “elettrodomestici blockbuster”.
Sarebbe un modo per risparmiare soldi e riguadagnare spazio in casa.
Io adesso mi sono intrippata col “pasta maker”, voi in che settimana siete?
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